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Alimentazione e Salute

  • Immagine del redattoreDr.ssa Silvia Soligon

Ricette stellate: lo shabu shabu di Noda Kotaro al Bistrot64


La cucina non è solo salute ma anche gusto. Per questo oggi vi racconto di uno dei miei chef stellati preferiti, il giapponese Noda Kotaro, e dello shabu shabu che ha proposto a Taste of Roma 2018

Chi mi conosce lo sa: non amo solo mangiare sano ma anche mangiare bene. E sa che fra gli chef stellati in circolazione nella Capitale ho un vero e proprio debole per Noda Kotaro di Bistrot64 .


La prima volta che ho avuto occasione di assaggiare una delle sue ricette stellate non risale a molto tempo fa: era infatti l'inizio del 2016 quando scoprii la sua cucina in occasione di Culinaria - manifestazione gastronomica durante la quale ho gustato il suo risotto blu. L'ho poi incontrato nuovamente a Taste of Roma, l'evento che anima i giardini pensili dell'Auditorium Parco della Musica, e lo scorso anno ho avuto la fortuna di festeggiare seduta propria ai tavoli di Bistrot64.

Oggi torno a deliziare le mie papille gustative con i suoi piatti. Lo faccio in occasione dell'edizione 2018 di Taste of Roma, un appuntamento per me imperdibile perché mi consente di spostarmi "dall'altra parte del tavolo", quella dove mi siedo pensando molto più al gusto che alle proprietà nutrizionali dei pasti.

Devo dire che anche in questa occasione Bistrot64 si è confermato campione sia di cucina sia di accoglienza: Emanuele Cozzo, proprietario del ristorante, mi ha accolta con le sue consuete cordialità, gentilezza e professionalità. E nell'attesa del piatto che avevo scelto mi ha fatto degustare quello per cui chef Noda Kotaro è famoso in tutto il mondo: gli spaghetti di patate burro e alici.

Una conferma, quella degli spaghetti. Una nuova scoperta sorprendente quella che vedete in foto: il piatto d'autore di Bistrot64 per questa edizione di Taste of Roma: shabu shabu di hidagyu con orzotto al parmigiano. Come descriverlo? Un letto di orzo in una deliziosa crema di formaggio su cui è adagiata una sottile tenera fetta di un manzo giapponese ancora più pregiato del famoso kobe, glassato con aceto balsamico e zenzero e decorato con rapanello crudo, zest di lime e germogli.

Avrete capito che mi è piaciuto, quindi non mi dilungherò oltre sulla sua descrizione. Dirò solo che gustandolo ho potuto sentire con le papille gustative quello che avevo sentito dire a parole da chef Noda Kotaro quella prima volta che lo incontrai a Culinaria: la sua è una cucina che unisce due diverse culture, quella giapponese cui appartiene per nascita e quella italiana cui appartiene per formazione. Nippo-viterbese, l'aveva definita in quell'occasione, raccontando del periodo trascorso in cucina proprio a Viterbo.


Forse è proprio questo uno dei motivi che mi fa preferire Noda Kotaro ad altri chef: quanto renda evidente che il cibo non è solo nutrimento per il corpo e godimento per il palato ma anche cultura. E come il cibo possa essere strumento di integrazione e commistione fra culture anche molto distanti fra loro.


Per chi non lo sapesse, aggiungo che lo shabu shabu è una preparazione giapponese che prevede la bollitura degli ingredienti. Questo procedimento permette di preparare al meglio il manzo hidagyu, caratterizzato da una componente grassa non trascurabile. E qui torna fuori la nutrizionista che è in me: meglio non esagerare con questi tipi di carne, e non solo per il prezzo!



Immagine @ SiSol



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