Il Festival del Giornalismo Alimentare è tornato a Torino per la sua seconda edizione.
Probabilmente si sarà capito che il giornalismo alimentare è un tema che mi interessa molto. Per questo non mi sono lasciata scappare l'opportunità di essere anch'io al festivalorganizzato a Torino qualche giorno fa.
Il bilancio è molto positivo: rispetto agli eventi cui mi capita di partecipare questo si colloca decisamente sopra alla media. Gli argomenti? Alimentazione a tutto tondo, direi: dalla sicurezza del cibo che portiamo in bocca ogni giorno all'etica di chi lavora nel settore della critica enogastronomica, passando per l'alimentazione sostenibile, l'italian sounding e l'infiltrazione della criminalità nel settore alimentare.
Ed eccomi, ora, con qualche aneddoto.
Il primo riguarda un incontro, quello con Federico Francesco Ferrero, vincitore della terza edizione di MasterChef oggi anche autore de La Stampa con il suo spazio "Dottorchef". All'epoca la sua vittoria mi aveva entusiasmata: lui non era solo un amante della buona cucina, ma anche un nutrizionista! A partire da questa osservazione mi ero fatta tutto un viaggio mentale che non sto qui ora ad approfondire perché ne parlai già all'epoca su BenessereBlog (potete leggerlo cliccando qui).
Con Ferrero si è parlato di marchette nel mondo del giornalismo, e non si è mancato di toccare un tasto dolente: i miseri compensi sempre più troppo spesso ricevuti dai giornalisti. Tanto bassi, a volte, che un libro da recensire costa più di quanto si guadagna dalla pubblicazione della sua recensione. Per questo al tempo non acquistai il libro di Ferrero ma lo lessi tutto tra uno scaffale e l'altro della libreria. Ora posso dire che con questa scelta ho guadagnato non solo il compenso per la recensione, ma anche il baciamano dell'autore del libro. Che in un mondo di scostumati ci sta benissimo.
Il secondo "vale la pena di raccontare" riguarda un celebre critico enogastronomico: Valerio Massimo Visintin. Provate a cercare il suo nome su Google. Vi suggerirà automaticamente "foto", perché ufficialmente nessuno sa qual è il volto della famosa firma del Corriere della Sera, che anche a Torino si è presentata completamente mascherata:
(Sì, lo so, non si vede. Ma il suo scopo è proprio nascondersi!)
Il costume del paladino della deontologia, si potrebbe dire. Perché la scelta di Visintin è il suo modo per garantire l'etica assoluta del suo lavoro: quando arriva in un ristorante nessuno può riconoscerlo, e così nessuno può accusarlo che il suo lavoro sia influenzato da trattamenti di favore. La sua è una delle due posizioni difese durante il festival; l'altra punta sulla trasparenza, sulla dichiarazione di aver ricevuto un invito o un trattamento di favore, condizione sine qua non sarebbe possibile a molti dei giornalisti di oggi sostenere il costo del pasto da recensire.
Ferrero e Visintin non sono stati gli unici a trattenersi sul tema del l'etica del giornalismo. Gli argomenti affrontati sono però stati anche molti altri. Impossibile riassumerli tutti, ma se siete curiosi di saperne qualcosa potete leggere il mio resoconto su Artimondo:
Credit immagini @ si.sol.
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