Oltre a quelli tradizionali, fritti, è possibile preparare anche dolci di carnevale al forno. Ma quando si fanno acquisti è sempre bene fare attenzione alle etichette ingannevoli.
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È tempo di dolci di carnevale. Lo si capisce bene nei supermercati, dove panettoni e pandori natalizi hanno presto ceduto il posto a castagnole, frappe e tutta una lunga serie di dolci fritti. O almeno, tradizionalmente fritti.
Sì, perché ormai da diversi anni a questa parte possiamo anche scegliere versioni dei dolci di carnevale al forno, alternativa particolarmente apprezzata da chi cerca di seguire un'alimentazione il più possibile salutare senza dover rinunciare a queste prelibatezze. Intendiamoci: i dolci restano sempre i dolci, e come ci insegna la piramide alimentare della dieta mediterranea non dovremmo mangiarli più di una volta alla settimana. Ma fa davvero la differenza mangiare dolci di carnevale al forno anziché fritti?
C'è fritto e fritto
In effetti la tendenza a demonizzare il fritto che ha dominato per diverso tempo ora si sta riducendo, a patto però che si scelga un fritto di qualità. Dal punto di vista pratico ciò significa friggere in una quantità sufficiente di un olio con un punto di fumo alto, senza riciclarlo. Solo in questo modo si può sperare di ottenere un fritto leggero e non carico di sostanze pericolose per la salute, che - di tanto in tanto - può trovare spazio anche in un'alimentazione salutare.
Certo, è più facile accertarsi che tutte queste regole siano seguite quando si frigge in casa che quando si acquistano dolci di carnevale fritti preconfezionati. L'etichetta può aiutare a scegliere; se, poi, sulla confezione di quelle che sembrano tradizionali frappe c'è scritto "cotte al forno" il problema dei rischi di una frittura non a regola d'arte sembrano svanire del tutto.
Etichetta: meglio leggere bene
Ieri, però, mi sono resa conto per l'ennesima volta di come si possa cadere in errore a causa di informazioni parziali o ambigue. Aggirandomi tra gli scaffali del supermercato in cui faccio abitualmente la spesa la mia attenzione è stata attirata da un tipo prodotto in cui non mi ero mai imbattuta: i dolci di carnevale integrali. Leggendo l'etichetta mi sono resa conto che i plus dichiarati in etichetta dal produttore per attrarre i consumatori moderni attenti alla propria alimentazione erano anche altri: "senza olio di palma", "con uova fresche" e - udite udite - "passate al forno". Peccato che mi sia bastato girare la confezione per vedere precisato che, sì, si trattava di leccornie "passate al forno", ma che si trattava pur sempre di un "prodotto dolciario fritto".
L'etichetta sul fronte dei dolci di carnevale che ho acquistato. Credit immagine @ si.sol.
L'etichetta sul retro dei dolci di carnevale che ho acquistato. Credit immagine @ si.sol. Ammetto di aver girato la confezione proprio perché quel "passate" utilizzato al posto di "cotte" mi ha fatto drizzare le antenne. E in fondo quell'etichetta non dice nessuna bugia: avrebbe mentito se avesse detto "cotte al forno". Tuttavia, non mi viene difficile immaginare come si potrebbe cadere facilmente nell'errore di credere che si tratti di prodotti non fritti.
Morale? Per leggere bene un'etichetta ci vuole più di uno sguardo. Per essere sicuri di ciò che si sta acquistando è sempre meglio non soffermarsi solo sulle dichiarazioni messe in evidenza, ma leggere attentamente l'elenco degli ingredienti e le informazioni nutrizionali.
Tempo fa ne ho parlato su BenessereBlog. Potete leggermi qui:
Sempre su BenessereBlog ho parlato di come riconoscere un prodotto biologico dall'etichetta:
E, a proposito di fritture meno dannose per la salute, potete leggermi su Salute24:
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