"Dieta Mediterranea" non significa "cucina italiana", e non tutti i suoi elementi tipici provengono dalle nostre latitudini. Dal pomodoro al peperoncino, ecco gli ingredienti che testimoniano che ciò che oggi consideriamo tradizione un tempo è stata innovazione
Spesso quando noi italiani parliamo di Dieta Mediterranea tendiamo a identificarla con la nostra cucina tradizionale. In realtà, i Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo sono anche altri e anche le loro tradizioni culinarie includono piatti che possono essere fatti ricadere nei ricettari mediterranei. Un couscous con le verdure, ad esempio, è mediterraneo tanto quanto una pasta con il pomodoro, anzi, se preparato con certe verdure può esserlo ancora di più.
Infatti in Italia il pomodoro ha iniziato a essere utilizzato per preparare salse con cui condire la pasta solo nel 1800 - e, in ogni caso, era un ingrediente sconosciuto nel bacino del Mediterraneo prima della scoperta delle Americhe.
La storia di questo prodotto dell'orto - così come quello delle patate, del mais e del peperoncino, per fare qualche altro esempio - testimonia come cibi che consideriamo parte integrante delle nostre tradizioni più radicate siano in realtà entrati nella nostra quotidianità in tempi relativamente recenti e ci racconta la cucina da un'altra prospettiva, presentandocela come esempio di strumento di integrazione.
Come spiega Massimo Montanari nel suo libro "Il cibo come cultura",
«le due nozioni di identità e di scambio, spesso chiamate in causa quando si tratta di cultura alimentare, vengono talora contrapposte, quasi che lo scambio - cioè il confronto fra identità diverse - fosse di ostacolo alla salvaguardia delle identità, del patrimonio culturale che ciascuna società riconosce nel proprio passato.
In una prospettiva come questa, che volentieri si sposa alla diffidenza per il diverso, alla paura della contaminazione, a forme più o meno esasperate di chiusura e di intolleranza, la storia viene solitamente chiamata in causa come luogo di produzione delle "origini", di "radici" più o meno mitiche a cui fare riferimento per la conservazione della propria identità.
Ma la storia ci mostra esattamente il contrario: che le identità culturali non sono realtà metafisiche (lo "spirito dei popoli") e neppure sono inscritte nel patrimonio genetico di una società, ma si modificano e si ridefiniscono incessantemente, adattandosi a situazioni sempre nuove determinate dal contatto con culture diverse».
La grande diffidenza odierna nei confronti di alimenti che arrivano da lontano mi fa sempre venire in mente proprio la storia di pomodoro, peperoncino & Co, e mi fa fantasticare su quella che sarà la cucina italiana del futuro: forse fra 200 anni anche gli insetti saranno comuni sulle nostre tavole tanto quanto i pomodori?
Immagine @ Pixabay
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